| Studio di architettura Giorgio Farini Giorgio Farini (Bologna 1953) si laurea a Firenze nel 1979. Nel 1980 fonda lo Studio di Architettura Farini, col quale si occupa dei settori dell’edilizia residenziale, collettiva e pubblica. Svolge inoltre interventi in ambito produttivo, commerciale e alberghiero.
Un architetto che ama i materiali poveri ma nobili della nostra tradizione, un'oasi di pace nella campagna bolognese, un vecchio casolare che ha magicamente trovato una nuova, più forte identità: ai piedi di un pendio solcato da un magnifico vigneto, dove il paesaggio agricolo incontra un piccolo borgo, l'Architetto Giorgio Farini ha trasformato quello che era un semplicissimo capannone agricolo nel suo laboratorio progettuale.
Attento conoscitore delle tecniche di recupero e restauro, ha fatto della pietra, del legno e del ferro gli elementi del suo costruire, ed era perciò inevitabile ritrovarli sapientemente disposti nella composizione di questo edificio rinato. Il desiderio di conservare la disposizione dei muri perimetrali è andato di pari passo con quello di modificare il rapporto interno-esterno, il che si è tradotto nella scelta di rendere una delle facciate principali completamente trasparente. Così il paesaggio smette di essere contorno o contesto, per entrare a far parte dell'architettura stessa: come luce, come ombra, come qualità del vedere e dell'abitare. Il rapporto con la natura si fa strettissimo: nel laboratorio la campagna entra negli spazi interni con la benvoluta prepotenza delle sue immagini forti, cariche di colori e di emozioni. Nessuna tenda, alcun tipo di filtro interrompono questa continuità tra dentro e fuori, tra interno ed esterno, giocata sul linguaggio semplice ed essenziale del vetro.
Tutto il resto è pietra e alluminio. I profili metallici incorniciano le superfici trasparenti con forme regolari che enfatizzano il minimalismo delle soluzioni compositive. Dove l'edificio si chiude all'esterno, per ritrovare un rapporto più intimo con gli spazi interni, è la pietra serena a disegnarne il profilo, riportandolo ad una più forte e consistente matericità. Qui la superficie si fa opaca ma non perde in leggerezza, grazie ad una texture estremamente liscia.
Il segno rigoroso delle grandi lastre grigie aggiunge un tocco più deciso all'immagine dell'ex casolare, che assume così una personalità forte, contemporanea, che parla il linguaggio del minimalismo e della contrapposizione. Il risultato è un edificio che emoziona: per la bellezza e la semplicità, per il gioco di contrasti e la potenza della luce, per la composizione volutamente priva di qualsiasi accenno al frivolo, alla decorazione, al superfluo. Di notte, l'immagine solitaria dell'ex casolare risalta in tutta la sua bellezza, resa ancor più suggestiva dai giochi di luce, dai bagliori della natura, dall'atmosfera soffusa degli interni. |
